Dentro la manovra nascosta della Regione: anticipi per pagare pensioni interne, stop alle riforme e un maxi-prelievo dai fondi speciali. Così si governa una Regione in apnea.
C’è una Regione che non lo ammette, ma che sta boccheggiando.
Una Regione che, mentre annuncia sviluppo e riforme, è costretta a spostare soldi da un cassetto all’altro pur di far quadrare i conti.
Questa Regione è la Sicilia.
E nel silenzio delle sedute tecniche dell’ARS è stato approvato un meccanismo finanziario che dice più di mille conferenze stampa: 165 milioni di euro “spostati” per coprire pensioni e buonuscite dei dipendenti regionali, sottraendoli perfino ai fondi destinati alle nuove leggi.
Non è un errore contabile.
Non è un dettaglio.
È un segnale politico e finanziario pesantissimo.
La mossa: anticipare oggi ciò che si doveva pagare domani
Il provvedimento prevede:
- 61 milioni anticipati al 2025 per coprire spesa pensionistica del 2026
- 43 milioni aggiunti al capitolo per le buonuscite
- Fondo pensioni regionale portato a 100 milioni in un colpo solo
Tradotto: soldi spostati in anticipo perché servono subito.
Quando una famiglia anticipa i soldi dell’assicurazione dell’anno prossimo per pagare quella di quest’anno, non sta programmando.
Sta sopravvivendo.
Il trucco: si usa un decreto sui debiti per infilare altro
La norma è stata inserita di nascosto in un disegno di legge sui “debiti fuori bilancio”.
Tema diverso, finalità diversa.
È la classica tecnica delle norme omnibus: mettere quello che non si vuole far notare dove nessuno guarda.
La copertura? Si saccheggiano i fondi per fare leggi
Per trovare i soldi, la Regione ha “raschiato il fondo del barile”:
- quasi azzerato il fondo speciale per nuove leggi (da 56 milioni a 83 mila euro)
- ridotti capitoli “liberi”
- usato maggiori entrate da imposte finanziarie una tantum, non strutturali
Risultato?
Non ci sono più soldi per approvare nuove leggi nel 2025.
Non è solo politica.
È amministrazione bloccata.
Sicilia laboratorio di finanza creativa
È tutto perfettamente “tecnico”, tutto dentro righe e commi.
Ma in controluce appare una fotografia precisa:
- la Regione è senza liquidi
- si bruciano fondi per riforme pur di pagare stipendi e pensioni interne
- si anticipa spesa futura per coprire quella presente
- si usa una norma su debiti per manovrare la cassa
In economia pubblica, questo ha un nome:
Tensione di bilancio mascherata.
Il messaggio ai cittadini
Mentre si chiede ai siciliani di sopportare tagli, disservizi e burocrazia, la priorità assoluta è proteggere il sistema interno, anche a costo di fermare la capacità legislativa della Regione.
Non è populismo dirlo:
è ciò che raccontano i numeri ufficiali.
Una Regione che non trova risorse per infrastrutture, sanità, giovani, imprese, servizi…
ma trova 165 milioni per salvaguardare il proprio apparato.
E domani?
Domani si dovrà ricominciare da capo:
- i fondi speciali sono vuoti
- le riforme legislative non hanno copertura
- il sistema pensionistico va finanziato ancora
- le entrate straordinarie sono finite
Questo non è un piano.
È un conto alla rovescia.
Epilogo
Verrebbe da chiedersi:
Chi sta salvando chi?
I siciliani la Regione,
o la Regione sé stessa?
Per ora, l’unica certezza è questa:
non c’è futuro senza coraggio.
E in questa manovra, il coraggio non si vede.
