L’opposizione deve cambiare registro: servono idee, non slogan

L’opposizione italiana sembra vivere una fase di smarrimento. Mentre il governo di Giorgia Meloni continua a dettare l’agenda politica, le forze alternative restano intrappolate in un linguaggio e in una postura che parlano più a una minoranza ideologica che al Paese reale.
La politica, però, non si vince con i riflessi identitari: si vince offrendo una visione credibile, concreta, condivisa.

Da mesi la sinistra e il Movimento 5 Stelle concentrano gran parte della propria comunicazione sulla difesa delle minoranze — siano esse sociali, etniche o di orientamento sessuale. Temi legittimi e importanti, certo, ma che non possono diventare l’unico terreno su cui si misura la bontà di un progetto politico.
L’Italia è già una democrazia matura, dove la libertà individuale è tutelata e ogni cittadino può vivere come desidera. Insistere solo su queste battaglie rischia di suonare come un disco rotto, lontano dalle priorità della maggioranza degli italiani: lavoro, salari, crescita economica, infrastrutture, scuola, sanità, sicurezza.

Oggi l’opposizione dovrebbe porsi una domanda semplice e spietata: perché un cittadino dovrebbe votare Elly Schlein o Giuseppe Conte invece di Giorgia Meloni?
Non basta dire che il governo “sta sbagliando tutto”: la critica, da sola, non costruisce consenso. Serve un progetto alternativo, un’idea chiara di Paese. Chi vuole governare deve dire come intende far crescere l’Italia, non solo cosa non gli piace di chi governa oggi.

Il tempo dei proclami morali e delle etichette è finito. Gli italiani chiedono serietà, pragmatismo, competenza. L’opposizione ha il dovere di parlare a tutti, non solo alle sue roccaforti ideologiche.
Solo tornando a occuparsi dei grandi temi — economia, energia, innovazione, industria, giovani — potrà sperare di riconquistare fiducia e voti.

Se non lo farà, continuerà a restare ferma a guardare, mentre altri decidono il futuro del Paese.

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