Il test delle urne: cosa dicono le candidature e gli equilibri per le prossime regionali

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Analisi delle regioni in campo

Toscana

Si voterà il 12 e 13 ottobre 2025; se nessuno raggiunge il 40%, ci sarà un ballottaggio il 26-27 ottobre.

Il presidente uscente Eugenio Giani (Pd / centrosinistra) si ricandida con il sostegno di Pd, M5S, Avs, + altre forze progressiste.

Per il centrodestra è candidato Alessandro Tomasi (sindaco di Pistoia), con l’appoggio di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e liste civiche.

C’è anche la candidata di sinistra / “alternativa più radicale” Antonella Bundu con la lista “Toscana Rossa” (che comprende Rifondazione, Potere al Popolo, Possibile).

Il sistema elettorale prevede un premio di maggioranza variabile a chi vince, e l’uso del “listino bloccato” per Pd e Lega in alcune circoscrizioni.

Sarà una sfida a tre, meno listoni rispetto al passato (tre coalizioni principali) e con dieci liste totali.

Punti critici / possibilità:

Giani come uscente ha il vantaggio della visibilità e della struttura già consolidata, ma deve evitare che l’elettorato progressista si disunisse o “fugga” verso Bundu o altre opzioni.

Tomasi deve lavorare sul radicamento territoriale, convincere moderati incerti e far apparire la sua coalizione come credibile alternativa anche nei temi di sinistra (ambiente, welfare).

Se Bundu ottiene un buon risultato, può rompere gli equilibri, togliere voti al centrosinistra “moderato” e rendere più difficile al primo turno raggiungere il 40%.


Puglia

Le elezioni pugliesi si terranno il 23 e 24 novembre 2025.

Il presidente uscente Michele Emiliano (Pd) non può ricandidarsi dopo due mandati.

Per il centrosinistra è indicato Antonio Decaro (ex sindaco di Bari, oggi europarlamentare) come candidato più probabile.

Per il centrodestra non c’è ancora un candidato ufficiale, ma sono circolati nomi come Francesco Paolo Sisto (viceministro della Giustizia) e Mauro D’Attis (deputato).

La legge elettorale regionale pugliese (LR n. 7/2015) prevede l’assegnazione di seggi sia a livello di collegi che su base regionale.

Punti critici / possibilità:

Il “dopo Emiliano” è un momento di transizione: chi saprà incarnare il rinnovamento senza perdere il consenso di base del Pd pugliese sarà avvantaggiato.

Il centrodestra ha la possibilità di puntare su un candidato che attiri moderati e elettori critici verso il centrosinistra, specie nelle aree più “periferiche”.

Problema classico: coesione delle coalizioni, mobilitazione dell’elettorato, evitare frammentazioni che danneggino il “campo largo” progressista.


Campania

Si voterà anche in Campania il 23 e 24 novembre 2025 per eleggere presidente e consiglieri regionali.

L’attuale presidente Vincenzo De Luca non può ricandidarsi per terzo mandato: la legge regionale voluta per consentirlo è stata bocciata dalla Consulta.

Il centrosinistra / M5S ha scelto Roberto Fico (M5S), che gode di un profilo nazionale e di riconoscimento.

Il centrodestra ha indicato Edmondo Cirielli (viceministro degli Esteri, FdI) come candidato.

La legge elettorale regionale ha subito modifiche: la soglia di sbarramento è stata abbassata da 3% a 2,5%.

I seggi del Consiglio regionale vengono ripartiti su 5 grandi circoscrizioni (in base alle province) + un premio di maggioranza al vincitore.

Punti critici / possibilità:

Fico può portare la novità politica, ma dovrà trasformare l’appeal nazionale in consenso locale, soprattutto nelle aree periferiche e nei comuni più piccoli.

Cirielli e il centrodestra cercheranno di capitalizzare il “vuoto De Luca” e posizionarsi come alternativa credibile.

La legge con sbarramento più basso favorisce liste minori, quindi attenzione allo “spaesamento” dell’elettorato e alla frammentazione interna delle coalizioni.


Scenari generali e tendenze

  1. Continuità vs discontinuità
    In Toscana Giani cerca la continuità, con il rischio di essere percepito come parte dell’establishment. Nelle altre regioni, l’assenza del “governatore uscente forte” (Emiliano, De Luca) apre spazi più fluidi.
  2. Candidati con profilo nazionale
    Fico (Campania) ha un appeal nazionale che può mobilitare l’elettorato, ma serve un radicamento territoriale. Lo stesso per Decaro in Puglia: non basta la notorietà, conta la presenza a livello locale.
  3. Rischio di dispersione del voto progressista / “centrismo”
    Liste alternative (sinistra radicale, ecologisti, movimenti civici) possono togliere voti al centrosinistra se l’alleanza non è ben salda o non sa includere.
  4. Coalizioni compatte o divise
    Coalizioni ben strutturate possono fare la differenza, specialmente dove il margine è ridotto. La coesione interna, la gestione del “peso dei notabili locali” e delle liste civiche sarà cruciale.
  5. Mobilitazione e affluenza
    In molte regioni l’affluenza è la variabile chiave. Chi riesce a mobilitare il proprio elettorato (ambienti attivi, giovani, periferie) avrà un vantaggio.
  6. Mai “voto da solo regionale”
    Anche queste elezioni saranno viste come referenti nazionali: il contesto politico italiano (governo, crisi, temi nazionali) peserà nel giudizio degli elettori locali. Come osservato da analisti, molti elettori pensano che le regionali non cambieranno radicalmente il governo nazionale.

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“Toscana, Puglia, Campania 2025: la sfida del ‘dopo’ tra continuità e rottura”

“Regionali 2025: l’incognita del nuovo, il peso delle coalizioni nei grandi duelli regionali”

“Oltre i governatori: come si giocherà la partita politica in Toscana, Puglia e Campania”

“Il test delle urne: cosa dicono le candidature e gli equilibri per le prossime regionali”

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